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Nel Ricordo di Don Ettore Rovatti: Dieci Anni Dopo, la Sua Voce Parla Ancora

L’11 maggio 2015, a ridosso di una delle feste che più amava perché festa mariana -Fatima- Don Ettore Rovatti, parroco di Finale Emilia, nasceva al cielo. Non deve meravigliare: la sua venerazione per la Madonna era ben nota in paese e lo aveva portato fra i primi fino allo sperduto paese della Bosnia Erzegovina dove si diceva che Maria fosse apparsa ad alcuni bambini. Ripensando a quel primo viaggio (molti altri ne farà, anche in tempo di guerra) soleva dire che lui non aveva visto la Madonna, ma le lunghe file per le confessioni, e quella era senza dubbio una buona cosa. Parroco per oltre quarant’anni, insegnante per un certo tempo nel liceo cittadino, si era trovato ad affiancare giovani sacerdoti con paterna pazienza, mitezza e saggia ironia, e anche ad accogliere confratelli in cerca di un posto sereno dove restare a pregare e meditare. Il terremoto 2012, con epicentro la sua parrocchia e il vicino santuario di Santa Maria degli Angeli, non lo aveva abbattuto (la sera stessa di domenica 20 maggio, sotto una bufera di vento e pioggia, aveva celebrato l’unica messa del cratere, in un tendone), nonostante i gravi danni al Duomo e alle chiese cui aveva dedicato tempo e cura, con ristrutturazioni importanti, salvandole dal crollo. Dopo tre anni restavano ingabbiate dai tubi d’acciaio, ma ben di più dalle lungaggini burocratiche, che non consentivano ancora l’avvio dei cantieri. Questo ha di certo appesantito il suo cuore, che si è arrestato quella mattina. Tanta vita, tanto lavoro ‘nella vigna del Signore’, tanti ricordi che in questo decennale vengono suggellati da un annullo postale straordinario, a cura del Circolo numismatico finalese con la collaborazione del pittore Mario Cavani, in una bellissima cartolina a lui dedicata: “Don Ettore ha lasciato un ricordo indelebile nella comunità finalese; alla mano e sempre disponibile, ha contribuito alla crescita della nostra città ed è stato un punto di riferimento per tutti, soprattutto nei momenti di smarrimento e difficoltà”. Ma la traccia della sua vita che parla con la sua voce la possiamo trovare racchiusa nei tre libri che ha scritto: due sulla millenaria storia della città di Finale Emilia e il terzo sulla dolorosa vicenda che squassò la Bassa, a partire dalla fine degli anni ’90, e che costò la vita ad un caro amico e confratello, don Giorgio Govoni, di cui quest’anno ricorre peraltro il venticinquesimo della morte.

Antonella Diegoli